Ci piacciono le sfide e ancora di più chi sa accoglierle con coraggio e determinazione. Chi ci segue da tempo sa che uno dei progetti di R&D che stiamo portando avanti da diversi anni riguarda il mondo delle BCI e porta il nome di Project A.R.A.L.E., un percorso di sperimentazione, nato nella fucina dei Labs nel lontano 2014, con l’obiettivo di creare una piattaforma low cost per il controllo di oggetti tramite onde cerebrali. “Arale” risponde in parte alla nostra voglia di esplorare strade nuove, cercando di comprendere a fondo come queste possono influenzare in modo positivo il nostro quotidiano. I campi pratici per le possibili applicazioni di questa tecnologia sono tantissimi, dal gaming all’arte, passando attraverso il mondo delle disabilità. E proprio in questo ultimo scenario di utilizzo si nascondono le nostre più grandi aspettative e i nostri più forti desideri.

La tecnologia deve migliorare la vita alle persone ed essere utile. Questo è un mantra che continuo a ripetermi ogni giorno e che spero possa diventare una costante in tanti nostri prodotti e soluzioni.

Nei mesi scorsi abbiamo avuto il privilegio di conoscere Francesca, studentessa in Ingegneria dei Sistemi Informativi all’Università degli Studi di Parma con la quale siamo entrati in contatto mentre era alla ricerca di una realtà aziendale dove svolgere lo stage del suo percorso di tesi triennale. Come per altri studenti prima di lei, ci siamo subito attivati presentandole alcune opportunità in diversi ambiti dell’ingegneria del software. Una delle proposte è stata quella di lavorare proprio al progetto A.R.A.L.E. per cercare di risolvere il grosso limite dell’attivazione involontaria dell’oggetto controllato: per controllare gli oggetti tramite onde cerebrali, infatti, ci siamo sempre basati sull’intensità della concentrazione dell’utente senza discriminare l’oggetto del suo “pensare” e ignorando quindi ciò su cui l’utente era al momento focalizzato. Attraverso la nostra soluzione era quindi possibile, con la semplice concentrazione su qualsiasi cosa, muovere un rover e accendere una lampadina. La misurazione della sola concentrazione, intesa come valore di un segnale elettrico emesso dal cervello, in modo del tutto svincolato dalla “cosa pensata” ha sempre rappresentato un forte limite all’applicazione pratica della nostra idea in scenari reali. Ci siamo sempre chiesti se con un dispositivo di acquisizione così semplice e limitato come quello da noi utilizzato (Neurosky Mindwave) fosse possibile accendere la lampadina solo nel momento in cui l’utente manifestasse proprio questa intenzione.

Negli anni abbiamo maturato tante possibili idee su come provare a risolvere questo problema e una di queste consiste nell’utilizzo delle reti neurali artificiali. In estrema sintesi (e semplificando fortemente il modello adottato) ci siamo chiesti se “fotografando” lo stato cerebrale dell’utente durante una fase di training dove si pensa di voler accendere una lampadina fosse possibile poi riconoscere questo stato al suo ripresentarsi. Francesca ha lavorato proprio su questa idea, cercando di superare uno dei limiti della nostra piattaforma.

Non eravamo sicuri che il tutto funzionasse con gli strumenti low cost che stavamo utilizzando e insieme a lei abbiamo anche ipotizzato tutti i possibili scenari, compreso quello del “fallimento” che durante un percorso di tesi non è certamente auspicabile.

Francesca però ha accettato il guanto di sfida e si è messa in gioco, scegliendo di intraprendere questa strada irta di ostacoli e potenziali difficoltà. Il risultato finale è stato un autentico successo e ora possiamo dire di essere riusciti, con un buon grado di accuratezza a riconoscere l’intenzionalità. Si tratta di un primo nuovo passo di un cammino ancora lungo ma ricco di aspettative e potenzialità. Gli ostacoli incontrati sono stati diversi, dalla corretta interpretazione dei dati acquisiti dall’headset sino alla costruzione di un dataset adeguato (non esistendo qualcosa di già pronto da cui partire) per il training della rete neurale. Ma in fondo sappiamo bene che in un percorso senza ostacoli la soddisfazione finale è fortemente ridotta.

Il lavoro svolto ha permesso di portare project A.R.A.L.E. a uno stato di avanzamento molto importante, aprendo contestualmente tanti nuovi possibili scenari e casi d’uso.

Francesca ha dimostrato capacità, motivazione e determinazione e personalmente è stato un assoluto piacere e un privilegio aver avuto la possibilità di accompagnarla, come correlatore, insieme al relatore accademico prof. Gianfranco Lombardo, in questo importante passaggio della sua formazione e della sua carriera professionale.

Da tutti noi a Francesca le più grandi congratulazioni e i migliori auguri per la seconda parte del suo cammino verso la laurea magistrale, sperando di poter nuovamente collaborare insieme!

Mirco

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